Il pavimento in calcestruzzo si é crepato. Colpa dell'armatura?

[l'esperto risponde] Pubblichiamo la risposta ad un gentile lettore, che ci chiede quali possono essere le cause delle fessure verificatesi nel suo pavimento in calcestruzzo fibrorinforzato.

29/01/2023

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"Buongiorno,
ho fatto realizzare nei mesi di giugno e luglio due pavimenti industriali in calcestruzzo in due capannoni adiacenti, entrambi spessore 16 cm su terreno ben costipato. Nel primo pavimento nei giorni successivi al getto si sono formate delle crepe. Per evitare di fare la stessa fine col secondo pavimento, in accordo con l’impresa abbiamo fatto aggiungere delle fibre di plastica oltre alla classica rete ma purtroppo il risultato è stato addirittura peggiore in quanto le crepe sono numericamente maggiori. Come è possibile che il pavimento si é crepato ugualmente? Come possiamo sistemare?
Geom. E.Poniello"

Lo scrivente ha autorizzato alla pubblicazione della mail ai fini della pubblica utilità.

L'aggiunta di fibre nel calcestruzzo non é garanzia di successo.

Risposta: Le pavimentazioni industriali in calcestruzzo devono essere progettate a prescindere dalla presenza dell’armatura la quale, per sua funzione, inizia a lavorare solo nello stato post-fessurativo.
In poche parole, non è la quantità di armatura utilizzata che impedirà al pavimento di fessurarsi. La presenza di una buona armatura tuttavia effettuerà un “effetto cucituradelle crepe ed eviterà il propagarsi delle stesse in modo incontrollato, preservando inoltre caratteristiche di resistenza a trazione della piastra fessurata.

 In tal caso si parla di ‘tenacità del calcestruzzo’, caratteristica che sarebbe nulla nel calcestruzzo fessurato non armato.

Per tali scopi, l’utilizzo di una rete elettrosaldata, adeguatamente dimensionata e soprattutto posta ad una altezza appropriata, accoppiata all’utilizzo di fibre sintetiche o metalliche, rappresenta una eccellente soluzione tecnica.

L’origine delle crepe/fessure non è pertanto da attribuire essenzialmente a carenze nelle armature, bensì a molti altri fattori: dalla tipologia di calcestruzzo fibrorinforzato utilizzato alle condizioni climatiche presenti durante il getto, dai metodi utilizzati per la corretta stagionatura del calcestruzzo, le caratteristiche del sottofondo, il dimensionamento dei giunti di contrazione, etc, etc..

Bisognerebbe inoltre capire che fibre sono state utilizzate, in quale quantitativo (kg/mc), e se il mix design del calcestruzzo è stato adeguatamente modificato per ospitare e far funzionare adeguatamente questa armatura.

Ricordiamoci che il calcestruzzo non è altro che una “roccia artificiale” economica, con ottime resistenze a compressione ma pessime resistenze a trazione, per natura ricco di acqua durante le fasi di getto, pertanto fortemente incline alla fessurazione.
Tali fessurazioni vengono contemplate dalle normative (entro una determinata ampiezza), anche nelle strutture portanti, pertanto debbono essere attese anche in una pavimentazione (si veda DT 211 CNR). Con ciò non voglio asserire che tutti i pavimenti industriali in cls debbano necessariamente fessurarsi, ma che gli accorgimenti da adottare per limitare fortemente il rischio di fessurazioni sono molteplici e, spesso, ritenuti troppo costosi dai committenti.
In ogni caso, la certezza matematica della mancanza di fessurazioni non ci sarà mai.

Basandomi unicamente sulle foto fornite (non pubblicate per motivi di privacy), occorre tuttavia evidenziare che le fessurazioni hanno una ampiezza veramente esigua (molto probabilmente < 0.3 mm) e pertanto non possono essere fonte di disagio per lo scopo a cui il pavimento è destinato.
Allo stato attuale il limite è prettamente estetico, ma trattandosi di pavimentazione ad uso industriale, esso non è contemplabile.

Il personale consiglio su “Come possiamo sistemare” è di lasciare le fessure tal quali. Eventuali stuccature con resine sintetiche non farebbero altro che rimarcare nettamente la presenza della fessura, peggiorando l’aspetto estetico senza apportare, nel Vostro caso, un vantaggio tecnico.

Suggerisco di mantenere monitorata la situazione ed intervenire solo qualora si presentassero effettivi sintomi di degrado.

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