I pavimenti in resina autolivellante sono sicuramente la tipologia più conosciuta di rivestimenti resinosi, grazie al particolare effetto estetico.
La posa dello strato autolivellante di resina (generalmente a base epossidica) permette di realizzare pavimenti dal design particolarmente gradevole, liscio e monocromatico.
In ambito industriale i pavimenti in resina autolivellante sono particolarmente apprezzati anche per le indubbie doti tecniche, l’assoluta facilità di pulizia, la totale impermeabilità ed il buon rapporto prestazioni/costo.
La superficie totalmente liscia e ‘vetrificata’ deve essere tuttavia inserita solo in contesti industriali in cui il rischio di scivolamento degli operatori è basso, in assenza quindi di liquidi o polveri che favoriscano la scivolosità, interponendosi tra il pavimento e la calzatura. Qualora venga richiesto un buon effetto antisdrucciolo, meglio orientarsi verso un pavimento in resina multistrato od un massetto epossidico.
È pensiero comune, che un pavimento in resina autolivellante possa appianare e livellare difformità del sottofondo ed avvallamenti.
Questo è un concetto totalmente errato in quanto:
In sintesi, il sistema resinoso autolivellante ricopia fedelmente il piano e le eventuali difformità del sottofondo.
I sottofondi tipici di un pavimento in resina autolivellante sono costituiti da massetti in calcestruzzo di nuova o vecchia costruzione, pavimenti in ceramica, klinker.
Per le pavimentazioni in calcestruzzo su massicciata, occorrerà assicurarsi che siano provviste di barriera al vapore e che non sia presente umidità di risalita, onde evitare la formazione di bolle e distacchi del rivestimento.
La superficie dovrà essere irruvidita e decontaminata mediante macchine pallinatrici a circuito chiuso.
Una preparazione ‘semplice’ mediante lavaggio o carteggiatura non risulta idonea.
Il sottofondo dovrà quindi essere totalmente impermeabilizzato mediante applicazione di almeno due strati di primer epossidico (promotore d’adesione).
A questo punto sarà possibile applicare a spatola lo strato di resina autolivellante, utilizzando contestualmente un rullo frangibolle per facilitare la disareazione dell’impasto.
Lo spessore di questo ‘pacchetto’ di rivestimento, secondo la norma UNI 10966:2020 deve essere di almeno 2 millimetri, misurato a secco, ovvero a sistema indurito.
Eventuali giunti presenti nel sottofondo dovranno essere rispettati e riportati in superficie, mediante taglio con macchina tagliagiunti a disco diamantato, successivamente sigillati con specifica resina poliuretanica elastica.
Il tempo necessario per l’applicazione del sistema, su una superficie di 500 mq, è indicativamente di 4 – 5 giorni, a cui dovranno essere aggiunti 3 - 5 giorni di 'indurimento' (in funzione delle temperature) per garantirne la carrabilità.
Il risultato finale è una superficie monolitica, di indubbio pregio estetico, totalmente impermeabile e di facile pulizia e decontaminazione.
Per particolari applicazioni, la pavimentazione può essere antistatica dissipativa.
I tipici campi di applicazione di un pavimento in resina autolivellante sono:
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