“Abbiamo contattato vari fornitori specializzati nella realizzazione di pavimenti in resina industriali, ma non c’è una linea comune… Ogni fornitore propone una soluzione differente e diviene impossibile confrontarle tra loro”.
Molte volte mi sono sentito dire frasi simili a questa, durante i vari sopralluoghi presso le sedi dei nostri clienti.
Questa breve affermazione racchiude una grande verità ed induce una doverosa riflessione.
Se una azienda richiede 5 preventivi, ad esempio per il ripristino della pavimentazione industriale di un reparto produttivo, molto probabilmente otterrà 5 soluzioni tecniche completamente diverse tra loro ed impossibili da confrontare.
Qualcuno proporrà un pavimento in resina multistrato, qualcuno un massetto epossidico, un altro indicherà che è necessario demolire il pavimento e ricostruirlo ex-novo, un altro ancora offrirà la levigatura del calcestruzzo come soluzione a tutti i problemi.
In mezzo a questa confusione, molte persone trovano spontaneo affidarsi alla soluzione meno costosa, in quanto offerta dal fornitore apparentemente più onesto.
Come capirci qualcosa?
Mi rendo conto, non è semplice; ed è altrettanto vero che il mercato deve essere libero di esprimersi con varie soluzioni tecniche.
Tuttavia, se venisse applicato il concetto di progettazione del sistema resinoso, così come indicato dalla normativa di riferimento UNI 10966:2020, le varie soluzioni tecniche troverebbero probabilmente una direzione più univoca e, certe porcherie commerciali troverebbero un terreno meno fertile su cui attecchire.
Potrei sintetizzare il concetto di progettazione in: Sapere cosa c’è sotto, sapere cosa andrà sopra, conoscere le normative.
Mi si perdoni se questa radicale sintesi può sembrare ridicola e sminuire un lavoro che in realtà richiede tempo e competenze.
Cercherò di spiegarmi meglio…
1) Sapere cosa c’è sotto = Conoscere il supporto da rivestire.
I pavimenti in resina ad uso industriale non sono ‘autoportanti’, sono invece dei rivestimenti di spessore millimetrico di un supporto avente capacità portante.
Questo significa che il sottofondo, sia esso un nuovo massetto in calcestruzzo od un vecchio pavimento in ceramiche, ha il compito di sorreggere i carichi statici e dinamici che graveranno sul nuovo pavimento.
La prima domanda da porsi è: Il sottofondo è in grado di sopportare il carico di lavoro a cui sarà destinato? Se la risposta è NO, inutile andare oltre; occorre demolire e rifare il pavimento ex-novo. Un rivestimento in resina dello spessore di pochi millimetri non sarà mai in grado di aumentare la resistenza ai carichi di un vecchio pavimento (anche se sul mercato molti ‘professionisti’ sostengono il contrario).
Oltre a questo, occorrerà valutare la presenza ed efficacia della barriera al vapore (ricordiamo che la risalita di umidità nel massetto di calcestruzzo è uno dei nemici principali dei pavimenti in resina, in quanto causa di ‘sbollature’ e delaminazioni).
Occorrerà inoltre valutare la presenza di fessurazioni, cedimenti, eventuali aree di minor resistenza meccanica, problemi di planarità, etc.. il tutto in relazione al carico di lavoro che il pavimento dovrà sopportare negli anni a venire.
2) Sapere cosa andrà sopra = Valutare il carico di lavoro.
Il progettista del pavimento, insieme al cliente, dovrà raccogliere tutte le informazioni necessarie a valutare il carico di lavoro a cui il sistema pavimento sarà soggetto.
Queste informazioni non si limitano ai carichi statici e dinamici, ma anche alla tipologia di ruote dei carrelli, all’intensità di traffico prevista, al contatto occasionale o frequente con aggressivi chimici o detergenti, l’esposizione a temperature elevate, alla metodologia e frequenza di lavaggio del pavimento, etc, etc..
3) Conoscere le normative.
Nei diversi spazi industriali, le pavimentazioni sono soggette a varie normative o certificazioni.
Il progettista del sistema resinoso deve quindi essere anche consulente, illustrare all’acquirente le richieste delle normative di settore ed indirizzarlo verso l’acquisto di un sistema certificato e di caratteristiche adeguate.
Questo aspetto può sembrare banale, ma la misconoscenza dei requisiti normativi può rendere una pavimentazione completamente inutilizzabile. Si pensi ad esempio ad una pavimentazione in ambito alimentare o farmaceutico priva delle specifiche certificazioni, oppure ad una pavimentazione per un magazzino che non rispetta la DIN18202/DIN15185, quindi inagibile dai carrelli VNA.
La conoscenza normativa, oltre che delle specifiche esigenze del cliente, è necessaria per includere nel progetto anche i requisiti di sicurezza, quale un adeguato potere antisdrucciolo della superficie e la segnaletica orizzontale.
Tutto questo serve a salvaguardare il cliente.
Chi è alla ricerca del pavimento in resina con il prezzo più basso di mercato, ovviamente penserà che quanto sopra descritto sia un virtuosismo finalizzato a proporre soluzioni più costose.
Chi è alla ricerca di un acquisto oculato e lungimirante, troverà nel progettista del pavimento un fedele alleato, che potrà garantire la durabilità di un pavimento realizzato ad hoc per lo specifico utilizzo, senza inutili costi accessori.
Il committente potrà così ‘dimenticarsi’ del pavimento della propria azienda, evitando continue e costose manutenzioni straordinarie (cosa che purtroppo accade in moltissime aziende italiane)
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