Come noto, i pavimenti industriali vengono realizzati mediante ‘getti’ di calcestruzzo di campiture sempre maggiori, che ormai possono superare agevolmente i 1'000/1’500 mq giornalieri.
Le fasi di posa del calcestruzzo, in estrema sintesi, possono essere riassunte in:
Come potete dedurre, le tempistiche di lavorazione del pavimento sono direttamente correlate alle tempistiche di presa del calcestruzzo.
Ma quindi, quali devono essere queste tempistiche?
Un ventennio fa, si parlava di PAVICAL ®, ovvero il capitolato tecnico e di oneri per la fornitura e l’impiego di calcestruzzo destinato alle pavimentazioni industriali. Tale protocollo di qualifica del calcestruzzo, ideato e promosso da Conpaviper, prevedeva anche delle specifiche in merito ai tempi di frattazzabilità; nello specifico si indicava: “Salvo diversi accordi che le Parti devono esprimere contrattualmente, il tempo di inizio frattazzabilità deve essere superiore alle 4 ore (con una tolleranza di 1 ora) e il tempo di fine frattazzabilità deve essere inferiore alle 8 ore.”
Queste tempistiche non servivano solo a garantire la qualità dell’opera, ma anche e soprattutto per assicurare una vita lavorativa dignitosa agli operai pavimentisti, i quali erano abituati ad estenuanti turni lavorativi che variavano dalle 12 alle 24 ore.
Si, avete letto bene, 24 ore di lavoro, se non oltre in alcuni casi!
Questo perché si finisce di fare il pavimento quando il calcestruzzo è sufficientemente ‘indurito’. Di certo non si può andare a dormire e tornare la mattina successiva in cantiere, in quanto i tempi di presa del cls vanno costantemente monitorati.
Una situazione inaccettabile in qualsiasi paese che possa definirsi evoluto.
Bene, io non conosco bene la storia di Pavical e non so dove sia finito, ma nell’ultimo decennio io non ne ho mai sentito parlare.
Credo di non essere eccessivamente maligno nel pensare che il capitolato Pavical implicava un aumento dei costi del calcestruzzo, e che quindi non ha avuto un apprezzamento da parte di un mercato costantemente orientato verso il più estremo contenimento dei costi di acquisto.
Oggi molti impianti di betonaggio propongono calcestruzzi specifici per pavimenti industriali; alcuni di essi riportano dei tempi di lavorazione ‘indicativi’, i quali tuttavia sono spesso ‘campati per aria’ e non trovano un riscontro nella realtà.
Ma non solo! Addirittura acquistando lo stesso ‘calcestruzzo specifico’ dal medesimo impianto, in due giornate consecutive e con le medesime condizioni climatiche, ci si trova con tempi di inizio e fine presa completamente differenti, con differenze anche di diverse ore.
Questo è segno inequivocabile che le miscele non sono uguali nemmeno presso il medesimo impianto a distanza di 24 ore, che non seguono alcun iter qualitativo e che sono soggette ad inspiegabili ed ingiustificabili cambiamenti.
Seppur riportati in qualche brochure, i tempi di lavorabilità del calcestruzzo ormai non sono più un argomento di interesse.
Se un ventennio fa qualcuno si preoccupava della vita del pavimentista, oggi non interessa più a nessuno; ci si trova quindi frequentemente alle 3 o 4 del mattino ad ultimare pavimenti gettati alle 7 del mattino precedente, in cantieri ‘teoricamente chiusi’, in assenza della d.l., di un responsabile della committenza e, men che meno, della sicurezza.
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