“Domani bisogna assolutamente gettare, siamo in ritardo!”
Questo è quanto i pavimentisti si sentono spesso dire dalle imprese edili clienti, spinte più dalla foga di fatturare i sal mensili che da reali esigenze di cantiere.
Se queste richieste sono tuttavia comprensibili durante la maggior parte dell’anno, esse assumo un ruolo inappropriato quando le condizioni climatiche impongono rischi elevati nel getto di calcestruzzo.
Per condizioni climatiche sfavorevoli si è portati a pensare alla pioggia. In realtà, se è comprensibile a tutti che è impossibile realizzare un pavimento in calcestruzzo sotto la pioggia battente, i fattori ambientali quali caldo, freddo e vento vengono molto spesso sottovalutati pur essendo anch’essi fonte di gravi problematiche.
La “temperatura di soglia limite” che, secondo normativa, impone particolari attenzioni e precauzioni per l’esecuzione di getti in calcestruzzo è pari a +30°C. Se ad una temperatura elevata si aggiunge il vento e/o l’irraggiamento diretto del sole, diviene obbligatorio sospendere il getto e posticiparlo in giornate od orari più favorevoli. Il caldo accelera drasticamente la reazione di idratazione del cemento, la quale tuttavia avviene in modo disomogeneo. Tale disomogeneità può creare delaminazioni corticali dello strato di corazzante (spolvero di quarzo). Il caldo inoltre accelera la velocità di evaporazione dell’acqua, pertanto i fenomeni di fessurazione da ritiro igrometrico vengono amplificati.
La temperatura di soglia limite che impone particolari attenzioni e precauzioni per l’esecuzione di getti in calcestruzzo è pari a +5 °C. Il freddo rallenta il processo di idratazione del cemento, pertanto sono necessarie molte ore di attesa prima di ultimare un pavimento industriale. Con tali temperature, il rischio di improvvise gelate notturne è da tenere in seria considerazione. Se l’acqua di impasto del calcestruzzo dovesse gelare, i danni che ne deriverebbero sarebbero gravissimi.
Il fattore climatico meno considerato in fase di getto è la velocità del vento, eppure esso è determinante per la buona o cattiva riuscita di pavimenti industriali in calcestruzzo.
I pavimenti difatti sono superfici di basso spessore ma con una ampissima esposizione superficiale. Il vento che rasenta la parte superficiale del pavimento contribuisce in modo determinante all’evaporazione dell’acqua d’impasto, provocando importanti perdite volumetriche nel calcestruzzo in fase plastica. Tali perdite di volume si tramutano generalmente in micro o macro-fessurazioni.
In presenza di vento il getto di calcestruzzo andrà adeguatamente protetto o, se non fattibile, andrà posticipato quando le condizioni climatiche miglioreranno.
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